SAN FRANCESCO, AMORE PER LA CREAZIONE

novena a san francesco assisi

Introduzione

Carissimi, in occasione dell’ottavo centenario della composizione del Cantico di frate Sole da parte di san Francesco, vogliamo prepararci alla celebrazione del suo Transito facendoci accompagnare dal suo esempio e dalle sue parole. La meditazione e la contemplazione di questo Cantico ci permette infatti di lodare il Dio creatore: lasciamoci coinvolgere dalla preghiera del nostro Serafico Padre e facciamo anche della nostra vita un canto di lode a Dio!

Primo giorno - 25 settembre

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedizione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfane,

e nullu homo ène dignu Te mentovare.

Dal Vangelo secondo Matteo 11, 25-27

In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Dalla Leggenda perugina FF 1591-1592

Una notte, riflettendo Francesco alle tante tribolazioni cui era esposto, fu mosso a pietà verso se stesso e disse in cuor suo: «Signore, vieni in soccorso alle mie infermità, affinché io possa sopportarle con pazienza!». E subito gli fu detto in spirito: «Fratello, dimmi: se uno, in compenso delle tue malattie e sofferenze, ti donasse un grande prezioso tesoro, come se tutta la terra fosse oro puro e tutte le pietre fossero pietre preziose e l'acqua fosse tutta profumo: non considereresti tu come un niente, a paragone di tale tesoro, la terra e le pietre e le acque?  Non ne saresti molto felice?». Rispose Francesco: «Signore, questo sarebbe un tesoro veramente grande e incomparabile, prezioso e amabile e desiderabile». La voce concluse: «Allora, fratello, sii felice ed esultante nelle tue infermità e tribolazioni; d'ora in poi vivi nella serenità, come se tu fossi già nel mio Regno». 

Alzandosi al mattino, disse ai suoi compagni: [...] «Voglio, a lode di Dio e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature».

Canto/canone

Secondo giorno – 26 settembre

Laudato  sie, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature,

spezialmente messor lo frate Sole,

lo qual è iorno et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significazione.

Dal vangelo di Matteo 17, 1-5

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: 《Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te,una per Mosè e una per Elia》. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: 《Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo》.

Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano (FF 458)

Sarebbe troppo lungo, o addirittura impossibile narrare tutto quello che il glorioso padre Francesco compì e insegnò mentre era in vita. Come descrivere il suo ineffabile amore per le creature di Dio e con quanta dolcezza contemplava in esse la sapienza, la potenza e la bontà del Creatore? Proprio per questo motivo, quando mirava il sole, la luna, le stelle del firmamento, il suo animo si inondava di gaudio. O pietà semplice e semplicità pia!

Canto/canone

Terzo giorno – 27 settembre

Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:

in celu l’ài formate clarite e preziose e belle.

Dal Salmo 8

O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

con la bocca di bambini e di lattanti:

hai posto una difesa contro i tuoi avversari,

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,

la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,

il figlio dell'uomo, perché te ne curi?

Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,

di gloria e di onore lo hai coronato.

Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano (FF 513 - 514)

Uno dei suoi frati e discepoli, [...] vide l'anima del santissimo padre salire dritta al cielo al di sopra di molte acque; ed era come una stella, grande come la luna, splendente come il sole e trasportata da una candida nuvoletta. [...] O padre santissimo, veramente misericordioso, sempre pronto alla compassione e al perdono per i tuoi figli erranti! Ti benediciamo, dunque, padre amoroso, unendo la nostra alla benedizione dell'Altissimo, il quale è sempre Dio benedetto su tutte le cose. Amen. 

Canto/canone

Quarto giorno – 28 settembre

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento

e per aere e nubilo e sereno et onne tempo,

per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.

Dal Vangelo secondo Giovanni 3, 4-8

Gli disse Nicodèmo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” Rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”.

Dalla Regola bollata FF 104

E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà.

Canto/canone

Quinto giorno- 29 settembre

Laudato si’, mi’ Signore, per sora Acqua,

la quale è multo utile et humile e preziosa e casta.

Dal Vangelo secondo Giovanni 4, 5-14

Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar. [...] Affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". [...] Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? [...] Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna".

Dalla legenda di San Bonaventura (FF 1320)

A Gagliano Aterno, in diocesi di Sulmona, viveva una donna di nome Maria, serva fedele e devota di Gesù e di san Francesco.

Un giorno d’estate uscita a procurarsi il necessario con le proprie mani, la donna si sentì venir meno per il grande caldo e la sete. Sola, su una montagna arida e assolutamente sprovvista d’acqua, si gettò a terra quasi esanime e incominciò a invocare piamente, nel suo cuore, il suo protettore san Francesco. Continuò la sua preghiera umile e sentita, finché, spossata all’estremo dalla fatica, dalla sete e dal caldo, si assopì per un po’. Ed ecco venire san Francesco e chiamarla per nome, dicendole: «Alzati e bevi l’acqua che la generosità di Dio ha procurato per te e per molti». 

All’udire questa voce, la donna si destò dal suo sopore, tutta confortata; e afferrando una felce lì vicino, la svelse dalle radici; poi, scavando tutto intorno con un bastoncino, trovò acqua viva: era, all’inizio, un tenue zampillo; ma subito, per divina potenza, si ingrandì in una sorgente.

Canto/canone

Sesto giorno – 30 settembre

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,

per lo quale enallumini la notte:

et ello è bello e iocundo e robustoso e forte.

Dagli Atti degli Apostoli 2, 1-4

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, (gli apostoli) si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano FF 752

Al tempo della sua malattia d'occhi, trovandosi costretto a permettere che lo si curasse, viene chiamato un chirurgo, che giunge portando con sé il ferro per cauterizzare. Ordina che sia messo nel fuoco, sino a che sia tutto arroventato. Il Padre, per confortare il corpo già scosso dal terrore, così parla al fuoco: «Frate mio fuoco, di bellezza invidiabile fra tutte le creature, l'Altissimo ti ha creato vigoroso, bello e utile. Sii propizio a me in quest'ora, sii cortese!, perché da gran tempo ti ho amato nel Signore. Prego il Signore grande che ti ha creato di temperare ora il tuo calore in modo che io possa sopportare, se mi bruci con dolcezza». Terminata la preghiera, traccia un segno di croce sul fuoco e poi aspetta intrepido. Il medico prende in mano il ferro incandescente e torrido, mentre i frati fuggono vinti dalla compassione. Il Santo invece si offre pronto e sorridente al ferro. Il cautere affonda crepitando nella carne viva, e la bruciatura si estende a poco a poco dall'orecchio al sopracciglio. Quanto dolore gli abbia procurato il fuoco, ce lo testimoniano le parole del Santo, che lo sapeva meglio di tutti. Infatti, quando ritornarono i frati che erano fuggiti, il Padre disse sorridendo: «Pusillanimi e di poco coraggio, perché siete fuggiti? In verità vi dico, non ho provato né l'ardore del fuoco né alcun dolore della carne». 

Canto/canone

Settimo giorno – 1 ottobre

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta e governa,

e produce diversi frutti con coloriti flori et herba

Dal Vangelo secondo Matteo 6, 28-33

Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Dalla Vita prima di Tommaso da Celano FF 460

E quale estasi gli procurava la bellezza dei fiori quando ammirava le loro forme o ne aspirava la delicata fragranza! Subito ricordava la bellezza di quell'altro Fiore il quale, spuntando luminoso nel cuore dell'inverno dalla radice di Iesse, col suo profumo ritornò alla vita migliaia e migliaia di morti. Se vedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro e li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione, allo stesso modo le messi e le vigne, le pietre e le selve e le belle campagne.

Canto/canone

Ottavo giorno – 2 ottobre

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore

e sostengono infirmitate e tribulazione.

Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,

ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Dal Vangelo secondo Luca 6, 35-38

Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.

Dalla Lettera a un Ministro FF 235

In questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli. 

Canto/canone

Nono giorno – 3 ottobre

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po’ skampare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,

ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 51-58

Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati. [...] È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria.

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Dalla vita prima di Tommaso da Celano FF 509-510

Francesco, sentendo che l’ora della morte era ormai imminente, chiamò a sé due suoi frati e figli prediletti, e ordinò loro che, a piena voce, cantassero le lodi al Signore con animo gioioso per l’approssimarsi della morte, anzi della vita così vicina. Egli poi, come poté, intonò il salmo di Davide: Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce il Signore io supplico.

Uno dei frati che lo assistevano, molto caro al santo e più sollecito di tutti i frati, vedendo questo e conoscendo che la fine era vicina, gli disse: «Padre amato, già i tuoi figli stanno per rimanere orfani e privi della vera luce dei loro occhi! Ricordati dei figli che lasci orfani, perdona tutte le loro colpe e dona ai presenti e agli assenti il conforto della tua benedizione». E Francesco: «Ecco, Dio mi chiama, figlio. Ai miei frati, presenti e assenti, perdono tutte le offese e i peccati e tutti li assolvo, per quanto posso, e tu, annunciando questa mia intenzione, benedicili da parte mia».

Canto/canone

TRANSITO DI SAN FRANCESCO

“E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi

e di tutti rendiamogli grazie a lui, dal quale procede ogni bene” (FF 49)

Canto iniziale: Alto e glorioso Dio

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Guida: Carissime sorelle, Francesco povero e riconoscente a Dio, così come è stato conforme a Cristo durante tutta la sua vita, ha voluto esserlo anche nel momento della morte. È questa morte, piena di vita, che noi ora ci apprestiamo a rivivere, attraverso la celebrazione del “transito”, cioè del suo passaggio dalla vita terrena alla vita senza tramonto. È un dono per noi tutte riascoltare le parole scritte dai suoi frati, diventati testimoni dei suoi ultimi gesti e delle sue ultime parole. Nell’ora estrema della sua vita Francesco ci comunica la sua fede, che lo fa andare incontro alla morte, chiamandola “sorella”, e ci affida la sua eredità: “io ho fatto la mia parte; la vostra ve la insegni Cristo”.

Lettore 1 - Dal Vangelo secondo Matteo (19, 23-29)

Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Silenzio

Lettore 2: Transito del nostro padre san Francesco tratto dalla Legenda Maggiore di san Bonaventura (FF 1239)  

Durante il biennio che seguì alla impressione delle stimmate, egli, come una pietra all’edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi della prova, per mezzo delle sue molte e tormentose infermità, e, come un materiale duttile, era stato ridotto all’ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni. Nell’anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito di vita, là dove aveva ricevuto lo spirito di grazia. Quando egli fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo, durante quella malattia così grave che pose fine a tutto il suo penare, si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra: così, in quell’ora estrema nella quale il nemico poteva ancora scatenare la sua ira, avrebbe potuto lottare nudo con lui nudo.

Così disteso sulla terra, dopo avere deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse. E disse ai frati: “Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo ve la insegni". Piangevano, i compagni del Santo, colpiti e feriti da mirabile compassione. (...)

Canto: Fratello sole e sorella luna 

Lettore 3: Finalmente, avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li esortò con paterno affetto all’amore di Dio. Si diffuse a parlare sulla necessità di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo. Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Inoltre aggiunse ancora: “State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!”.

Terminata questa dolce ammonizione, l’uomo a Dio carissimo comandò che gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il passo di Giovanni, che incomincia: “Prima della festa di Pasqua…”. Egli, poi, come poté, proruppe nell’esclamazione del salmo: “Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io supplico” e lo recitò fino al versetto finale: “Mi attendono i giusti, per il momento il cui mi darai la ricompensa”.

Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina e l’uomo beato s’addormentò nel Signore.

Canto: Tu sei Santo

Silenzio

Guida: Preghiamo a cori alterni con il salmo 8

O Signore, nostro Dio, †

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: *

sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

  Con la bocca dei bimbi e dei lattanti †

  affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, *

  per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, *

la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, *

e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

  Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, *

  di gloria e di onore lo hai coronato:

  gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, *

  tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti, *

tutte le bestie della campagna;

gli uccelli del cielo e i pesci del mare, *

che percorrono le vie del mare.

  O Signore, nostro Dio, *

  quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!

Preghiera conclusiva (insieme)

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Dio, concedi a noi miseri, per te stesso, di fare ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del diletto figlio tuo, nostro Signore Gesù Cristo, e a te, o Altissimo, con la tua sola grazia pervenire; tu che, in Trinità perfetta e semplice unità, vivi e regni e sei glorioso Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen. (FF 233)

Canto: Laudato Sì